Cause e soluzioni di un fenomeno ancora poco noto
Per Fuel Poverty, o povertà energetica, si intende la difficoltà degli abitanti dei paesi economicamente avanzati di accedere ai servizi essenziali di energia e gas a causa del costo del servizio. Il fenomeno colpisce circa 5 milioni di persone in Italia ed è diffuso anche in Europa, interessando potenzialmente 120 milioni di persone. È un problema serio di cui se ne parla davvero poco e non c’è neppure una definizione univoca. In ogni caso è necessario trovare una soluzione.
Anche nella Strategia Energetica Nazionale (Sen), il documento di programmazione e indirizzo nel settore energetico a livello nazionale, vengono individuati alcuni fattori che incidono sulla povertà energetica. Il primo è il gap di costo in termini di prezzo del gas e dell’energia elettrica, una lacuna che ha un impatto diretto non solo sulle bollette ma sullo stesso potere d’acquisto delle famiglie.
Inoltre, negli ultimi 15 anni l’incidenza della spesa energetica delle famiglie sul totale è aumentata fino al 2013 di quasi un punto percentuale. Tale incremento è risultato maggiore per le famiglie meno abbienti che ovviamente non possono rinunciare ai loro consumi energetici. La bassa elasticità della domanda, unita alla difficoltà di effettuare i necessari investimenti per migliorare l’efficienza energetica delle proprie abitazioni, ci aiuta a delineare il fenomeno.
In Italia è stato attivato un importante progetto, un’esperienza di partenariato esteso tra istituzioni accademiche, di volontariato e di settori della responsabilità sociale d’impresa che si uniscono per cercare di far fronte al problema. L’iniziativa ha un triplice obiettivo: di natura tecnica, volendo stimolare i “poveri energetici” a cogliere dei risparmi significativi in bolletta; di natura formativa, riguardante i volontari chiamati a rilevare gli aspetti tecnici e ad acquisire strumenti e prassi per intervenire essi stessi in caso di necessità; di natura conoscitiva, ovvero fare in modo che siano le stesse famiglie, tramite una logica di fai-da-te a essere messe in grado di installare e fabbricarsi il risparmio da sole, prendendo contatto con i propri consumi e anche con i risparmi conseguiti.
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Il primo passo: risparmiare energia aumentando la consapevolezza
Se è ormai comune monitorare variabili ambientali e fisiologiche con strumenti semplici e non invasivi, perché non possiamo fare lo stesso con i consumi energetici? Certo che possiamo.
Se ci guardiamo intorno molti atleti amatoriali indossano un fitness tracker da polso. Questi dispositivi apparentemente semplici permettono di calcolare le calorie consumate, di monitorare l’attività fisica e la qualità del sonno, visualizzare dati di correlazione, statistiche e dati vari, e dovrebbero aiutarci a conseguire i nostri obiettivi di fitness. Il concetto ci è familiare: sappiamo bene che ciò che può essere misurato e visualizzato è più semplice da gestire.
Questi dispositivi “smartband” ci aiutano a essere più consapevoli e, ad esempio, ci segnalano quando dobbiamo mangiare meno o fare più esercizio fisico per ottenere prestazioni migliori. Prima che inventassero questi dispositivi, dovevamo misurare molte variabili in molto tempo, e i dati spesso erano imprecisi o a volte impossibili da visualizzare. Prendevamo le nostre decisioni senza avere grandi quantità di informazioni, magari ci pesavamo su una bilancia, oppure utilizzavamo un contapassi per misurare le distanze percorse ogni giorno, ma non avevamo strumenti di analisi dettagliati.
Oggi però, grazie ai progressi della tecnologia, possiamo monitorare attivamente il nostro stato di salute e benessere con dati in tempo reale che ci permettono di prendere decisioni migliori.
Lo stesso vale anche per la gestione dei consumi energetici. L’aumento dei costi energetici incide negativamente sui bilanci di una famiglia, ma molti utenti non dispongono di informazioni precise per correlare consumi e attività in casa. La maggior parte di noi infatti si basa solo sulla lettura delle bollette, ma è come valutare il proprio stato di salute misurandosi solo la febbre. Le bollette elettriche, per esempio, riportano dati vecchi di 30-45 giorni, nulla a che vedere con i dati in tempo reale e il livello di dettaglio richiesti per ridurre efficacemente i consumi.
Tuttavia, anche in questo campo esistono dispositivi e apparecchiature che ci forniscono dati sui consumi energetici dandoci informazioni sulle proprie prestazioni energetiche, i propri comportamenti in casa e ci aiutano tramite feedback e suggerimenti ad apportare correzioni e prendere decisioni mirate per risparmiare energia e quindi denaro: uno di questi è la Beeta Box che, usata in connessione con l’app Beeta Premium e con dispositivi (sensori e attuatori) di diverse marche e modelli presenti sul mercato, consente una maggiore consapevolezza dei propri consumi domestici e una dettagliata classificazione e profilazione degli stessi.